
Rivoluzione nella psicoterapia? Ecco Therabot, il chatbot AI “psicologo”
Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (IA) ha fatto incursioni in numerosi settori, e ora sembra pronta a trasformare anche il campo della salute mentale. Un recente studio condotto dai ricercatori di Dartmouth ha segnato una pietra miliare, dimostrando per la prima volta i significativi benefici di un chatbot terapeutico basato su AI generativa, soprannominato “Therabot”. I risultati, pubblicati il 27 marzo sulla rivista NEJM AI, suggeriscono che questo software potrebbe offrire un supporto prezioso per un vasto numero di persone che non hanno accesso immediato o regolare a professionisti della salute mentale.
Lo studio, guidato dai professori della Geisel School of Medicine Michael Heinz e Nicholas Jacobson, ha coinvolto 106 partecipanti provenienti da tutti gli Stati Uniti, a cui era stato diagnosticato un disturbo depressivo maggiore, un disturbo d’ansia generalizzata o un disturbo alimentare. Attraverso un’app per smartphone, i partecipanti hanno interagito con Therabot digitando risposte a domande sui loro sentimenti o avviando conversazioni quando sentivano il bisogno di parlare.
Ciò che è emerso è sorprendente: le persone con depressione hanno sperimentato una riduzione media dei sintomi del 51%, portando a miglioramenti clinicamente significativi dell’umore e del benessere generale. I partecipanti con ansia generalizzata hanno riportato una riduzione media dei sintomi del 31%, con molti che sono passati da un’ansia moderata a lieve, o da un’ansia lieve al di sotto della soglia clinica per la diagnosi. Ancora più incoraggiante è il dato relativo alle persone a rischio di disturbi alimentari, tradizionalmente più difficili da trattare: gli utenti di Therabot hanno mostrato una riduzione media del 19% delle preoccupazioni relative all’immagine corporea e al peso, superando significativamente un gruppo di controllo che faceva parte dello studio.
Il funzionamento di Therabot si basa su un set di dati di addestramento originale sviluppato dai ricercatori, derivato dalle migliori pratiche basate sull’evidenza per la psicoterapia e la terapia cognitivo-comportamentale (CBT). Quando una persona avvia una conversazione, Therabot risponde con un dialogo testuale naturale e aperto. Ad esempio, se una persona con ansia riferisce di sentirsi molto nervosa e sopraffatta, Therabot potrebbe rispondere: “Facciamo un passo indietro e chiediamoci perché si sente così”. È importante sottolineare che Therabot è dotato di un sistema di sicurezza: se rileva contenuti ad alto rischio come l’ideazione suicidaria, fornisce un prompt per chiamare il 911 o contattare una linea di prevenzione del suicidio o di crisi.
Un aspetto cruciale emerso dallo studio è il livello di fiducia e comunicazione che i partecipanti hanno sviluppato con Therabot, paragonabile a quello che si instaura con un professionista della salute mentale. Nicholas Jacobson, autore senior dello studio, ha osservato che le persone sembravano quasi trattare il software come un amico, formando una sorta di relazione con esso. Questa “alleanza terapeutica”, considerata essenziale per il successo della terapia, è stata riportata in linea con quella dei pazienti che ricevono cure di persona. Un’ulteriore indicazione di questo legame è che le persone non solo fornivano risposte dettagliate ai prompt di Therabot, ma avviavano frequentemente conversazioni, anche in momenti associati a malessere, come nel cuore della notte.
I ricercatori sottolineano che i miglioramenti osservati sono comparabili a quelli riportati per la tradizionale terapia ambulatoriale, suggerendo che questo approccio assistito dall’IA potrebbe offrire benefici clinicamente significativi. Nicholas Jacobson evidenzia come, a fronte di una grave carenza di professionisti (con una media di 1.600 pazienti con depressione o ansia per ogni operatore disponibile negli Stati Uniti), l’IA generativa potrebbe contribuire a fornire supporto a un numero enorme di persone al di fuori del sistema di assistenza di persona. Egli vede un potenziale di collaborazione tra la terapia di persona e quella basata su software.
Nonostante l’entusiasmo per i risultati, i ricercatori mettono in guardia sull’importanza della supervisione clinica. Michael Heinz, primo autore dello studio, afferma che nessun agente di IA generativa è ancora pronto a operare in modo completamente autonomo nella salute mentale, dove esistono una vasta gamma di scenari ad alto rischio. È fondamentale comprendere e quantificare meglio i rischi associati all’uso dell’IA generativa in contesti di salute mentale. Lo sviluppo e il collaudo clinico di questi sistemi devono seguire rigorosi standard di sicurezza, efficacia e tono di coinvolgimento, e richiedere la stretta supervisione e il coinvolgimento di esperti di salute mentale. Il team di studio era preparato a intervenire immediatamente in caso di problemi di sicurezza acuti o risposte del software non in linea con le migliori pratiche.
Therabot è in fase di sviluppo dal 2019 presso l’AI and Mental Health Lab di Dartmouth, con una consultazione continua con psicologi e psichiatri affiliati a Dartmouth e Dartmouth Health. Valutazioni di versioni precedenti di Therabot avevano già mostrato che oltre il 90% delle risposte erano coerenti con le migliori pratiche terapeutiche, dando al team la fiducia necessaria per procedere con la sperimentazione clinica.
In conclusione, la sperimentazione di Therabot rappresenta un passo avanti significativo nel potenziale dell’IA di supportare la salute mentale. I risultati promettenti, paragonabili alla terapia tradizionale e con un elevato livello di coinvolgimento da parte degli utenti, aprono nuove prospettive per aumentare l’accesso alle cure e fornire supporto continuo. Tuttavia, i ricercatori sottolineano giustamente la necessità di un approccio cauto e responsabile, con una rigorosa supervisione clinica per garantire la sicurezza e l’efficacia di questi strumenti emergenti. Il futuro della salute mentale potrebbe vedere una integrazione intelligente tra l’empatia umana e le capacità dell’intelligenza artificiale, offrendo nuove speranze a chi ne ha bisogno.