
Psicoterapia nel Servizio Sanitario Nazionale: tra burocrazia e possibili soluzioni
Nel Servizio Sanitario Nazionale, nell’ambito della salute mentale (Centri di Salute Mentale e Neuropsichiatria Infantile), il primo colloquio con uno psicologo (dirigente o specialista) avviene normalmente tramite ricetta per “Colloquio psicologico clinico” (Cod. 94.09).
Se dal primo incontro emerge la necessità di una presa in carico, si attiva il percorso di psicoterapia (individuale, familiare, di coppia o di gruppo).
Esempio pratico
- Prima visita presso un CSM: 1 ricetta per Colloquio psicologico clinico → 1 prestazione
- Psicoterapia: 1 ricetta per Psicoterapia → da 1 a 8 prestazioni
Il paziente, in accordo con lo psicologo, può quindi iniziare un ciclo di psicoterapia.
Ad esempio: una ricetta di psicoterapia da 8 sedute. Al termine, ne sarà necessaria un’altra per proseguire, sempre previa prescrizione medica.
Criticità del sistema attuale
1. Il paradosso dell’autonomia professionale
Lo psicologo, una volta effettuato il primo colloquio, può proporre una presa in carico. Tuttavia, la psicoterapia richiede comunque una ricetta medica, solitamente del Medico di Medicina Generale (MMG).
Questo significa che, nonostante l’autonomia decisionale dello psicologo, il MMG potrebbe teoricamente rifiutarsi di emettere la ricetta, costringendo il paziente a cambiare medico o interrompere il percorso terapeutico.
2. Rinnovo ricette: un’inutile perdita di tempo
Ogni 8 sedute, il paziente deve tornare dal medico per una nuova prescrizione. Questo rappresenta un dispendio di tempo per il medico e per il paziente, oltre a un passaggio burocratico evitabile.
3. Aspetto economico penalizzante
Una singola seduta di psicoterapia costa circa 25 euro, mentre un ciclo da 8 sedute ha un costo complessivo di circa 45 euro.
È evidente che conviene richiedere direttamente la ricetta da 8 prestazioni, sia per motivi economici che organizzativi. In caso contrario, il paziente dovrebbe rivolgersi settimanalmente al medico di base, aggravando la burocrazia e il carico ambulatoriale.
4. Gestione CUP: un sistema rigido e macchinoso
Le ricette da 8 sedute vanno registrate nel sistema CUP, pianificando tutte le date fin da subito.
Spesso, però, il paziente interrompe il percorso prima del termine (es. dopo 4 sedute o dopo 12 sedute) ovvero il calendario delle sedute viene modificato. Questo costringe lo psicologo a intervenire manualmente nel sistema per congelare o modificare le restanti prestazioni, con perdita di tempo prezioso, considerando il numero di pazienti in carico.
5. Incoerenza normativa con il PNGLA
Il Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa (PNGLA) prevede che le prestazioni successive al primo accesso siano prescritte dal professionista che ha preso in carico il paziente, senza dover tornare dal MMG.
Questo principio non è applicabile agli psicologi, poiché non possono prescrivere ricette, nemmeno per le prestazioni di cui sono direttamente responsabili.
6. Agende CUP piene e tempi d’attesa distorti
Registrare subito 8 sedute per ogni paziente significa bloccare fasce orarie per mesi, anche in assenza di conferma da parte del paziente. Ciò allunga le liste di attesa e crea un’immagine non realistica della disponibilità reale del servizio.
Le soluzioni possibili
L’art. 3, comma 1, lettera c) del Decreto Legge n. 73/2024 (convertito in legge dalla legge n. 107 del 29 luglio 2024) e il PNGLA prevedono l’accesso diretto per patologie psichiatriche, dipendenze patologiche e prestazioni di assistenza consultoriale.
Tuttavia, nei Centri di Salute Mentale, questa possibilità è spesso inapplicata o ambigua.
Per rendere il sistema più funzionale si possono ipotizzare due strade operative:
🔹 1. Accesso diretto, con o senza prescrizione medica
- Il paziente accede direttamente al servizio, senza necessità di ricetta, prenotando tramite CUP regionale.
- La presa in carico (psicoterapia) viene gestita direttamente dal servizio, con gestione interna delle sedute.
- Chi preferisce, può comunque accedere con prescrizione medica.
In questo scenario, lo psicologo continua a svolgere il suo ruolo clinico, mentre il medico di base non è più coinvolto in un atto che ha esclusivamente valore amministrativo.
🔹 2. Abilitare lo psicologo alla prescrizione delle prestazioni psicologiche
- Lo psicologo dirigente (o eventualmente anche lo specialista ambulatoriale “convenzionato”) potrebbe prescrivere autonomamente le prestazioni psicologiche.
- Questo eviterebbe il passaggio intermedio con il MMG, semplificando l’intero processo e valorizzando la responsabilità del professionista.
Proposta per la piattaforma CUP
- Lo psicologo registra la ricetta per 8 sedute ma le sedute vengono calendarizzate di volta in volta, in base alla reale partecipazione del paziente.
Questo renderebbe l’agenda più veritiera e aiuterebbe a ridurre artificiali tempi d’attesa.
Conclusione
Snellire l’accesso alla psicoterapia nel SSN non è solo una questione tecnica: è una questione di diritto alla cura.
Meno burocrazia, più autonomia agli psicologi, un uso intelligente delle tecnologie e una reale volontà politica possono migliorare in modo concreto l’esperienza di cura per migliaia di persone.