Il circolo vizioso delle prestazioni aggiuntive per abbattere le liste d’attesa

Categories: Governo Liste AttesaPublished On: 8 Aprile 2025Last Updated: 8 Aprile 2025Tags: ,

Le liste d’attesa sono diventate il simbolo delle inefficienze del nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Per un esame, una visita specialistica o un intervento chirurgico, i pazienti sono costretti ad aspettare mesi, a volte anni, con conseguenze spesso gravi sulla loro salute e qualità della vita.

Ma perché siamo arrivati a questo punto? La risposta non è semplice e non si può ridurre alla solita litania della mancanza di fondi. Certo, le risorse sono importanti, ma è altrettanto cruciale capire come vengono utilizzate quelle esistenti.

1. Il Personale: anello debole del Sistema?

Il personale sanitario è sottoposto a una pressione enorme. Carichi di lavoro eccessivi, stress, demotivazione sono all’ordine del giorno. Ma siamo sicuri che il problema sia solo la carenza di personale?

Il paradosso delle prestazioni aggiuntive:

  • Le prestazioni aggiuntive, pensate come strumento per smaltire le liste d’attesa, spesso rivelano un’organizzazione del lavoro inefficiente.
  • Ha senso autorizzare uno specialista ambulatoriale a 20 ore settimanali a fare ore extra, quando magari potrebbe lavorare a tempo pieno e coprire così il fabbisogno ordinario?
  • Questo sistema rischia di diventare un palliativo che non risolve il problema alla radice e che, anzi, può generare ulteriori inefficienze.

Il vero nodo: l’organizzazione del lavoro

  • Il vero problema è che spesso il personale non è impiegato in modo ottimale.
  • Mancano una pianificazione efficace, una distribuzione equa dei carichi di lavoro e una valorizzazione delle competenze di ciascuno.
  • Il risultato sono sprechi di tempo, sovrapposizioni di compiti e un aumento esponenziale delle liste d’attesa.

2. Il territorio: un labirinto per i pazienti

L’organizzazione dei servizi sul territorio è un altro fattore che incide pesantemente sulle liste d’attesa. La frammentazione delle strutture e la disomogeneità dell’offerta creano confusione e disorientamento nei pazienti.

Lo “spezzatino” delle prestazioni:

  • Molti specialisti sono costretti a lavorare in più sedi, con poche ore a disposizione in ciascuna.
  • Questo significa che le visite e gli esami vengono concentrati in fasce orarie limitate, allungando i tempi d’attesa.
  • I pazienti devono fare i conti con spostamenti continui, disagi e difficoltà a trovare un punto di riferimento stabile.

L’importanza dei “percorsi” (PDTA):

  • Per alcune patologie, esistono dei percorsi diagnostico-terapeutici ben definiti, che prevedono una serie di visite ed esami.
  • Ma spesso questi percorsi non sono organizzati in modo efficiente, e i pazienti sono costretti a prenotare ogni singola prestazione, con il rischio di allungare i tempi e perdere la visione d’insieme.

È fondamentale ripensare l’organizzazione dei servizi sul territorio, creando poliambulatori più efficienti e integrati. Gli specialisti dovrebbero essere messi nelle condizioni di lavorare in team, condividendo informazioni e ottimizzando i tempi. I percorsi diagnostico-terapeutici dovrebbero essere gestiti in modo centralizzato, per evitare che i pazienti si perdano nel labirinto della burocrazia.

Le liste d’attesa non sono solo un problema di finanziamenti, ma soprattutto un problema di management. Un sistema che spreca risorse, che non valorizza il personale, che non organizza i servizi in modo efficiente.

È necessario un cambio di prospettiva che metta al centro il paziente e le sue esigenze, ma che tenga conto anche delle esigenze dei professionisti e della sostenibilità del sistema.

Total Views: 148Daily Views: 1

Condividi questo articolo

Leave A Comment